Oggi per differenziarsi sempre più da un rumore di fondo monotono e omologante ci viene chiesto di fare appello alla creatività, di trasformare il quotidiano in straordinario, il banale in fantastico.

Oggi il comunicatore che si occupa di pubblicità sa che il prodotto non basta più, che la reiterazione ossessiva del messaggio provoca solo un senso di fastidiosa irritazione, che se non ci metti il cuore e rendi emozionante il tuo brand hai vita assai breve. Diciamolo chiaramente: la pubblicità non sta simpatica a nessuno.

Seguire le classiche regole dell’advertising rischia di ingabbiare il comunicatore in un labirinto, dove è ben chiaro l’ingresso ma si perde la via d’uscita, ovvero le reali esigenze delle persone. Oggi non si può più parlare di target, le persone non sono più un bersaglio, ma sono il centro del successo di un brand e non saper intercettare le nuove e continue richieste, sempre più specifiche e imprevedibili, significa non trovare mai l’uscita dal labirinto. Siamo portati a pensare che viviamo in una società ultra individualista, dove ognuno vive sulla sua isola, ma non è così, oggi le dinamiche di mercato nascono dal contatto continuo dei consumatori nel web 2.0, che qui, attraverso infinite conversazioni, decidono inesorabilmente le sorti di un’azienda.

Detto questo, come si può essere creativi in qualsiasi ora del giorno, in ogni circostanza e nei tempi richiesti dalla committenza? Se la creatività rappresenta una dote, esercitarla è una specie di lusso. Mutuo, rate della macchina da pagare, scadenze lavorative che si accavallano e sembrano non finire mai, una relazione amorosa più vertiginosa delle montagne russe. Conseguenza: fantasia e inventiva si sciolgono come neve al sole, mentre la creatività diviene solo un altro standard da dover soddisfare.

Come fare quindi?

Consiglio n1: tieni distante più che puoi l’idea di ottenere un ritorno materiale. Se inizialmente questa idea ti può sembrare strana e anche deludente, ti renderai conto che alla fine può rivelarsi una liberazione. Una liberazione dalle proprie aspettative e da quelle degli altri.

Consiglio n2: porgi l’orecchio al bambino che è in te. Da adulti abbiamo interiorizzato l’idea che la creatività debba servire a qualcosa o a qualcuno, ma molto spesso è il primo passo per entrare nel labirinto sopra citato. La creatività vista così, diviene un fatto del tutto intimo, personale e privato. C’è solo un accordo da stipulare e firmare, quello con se stessi.

Consiglio n3: affronta le tue emozioni negative faccia a faccia. Rabbia, tristezza, scetticismo e invidia ti fanno perdere la tua personale voce interiore, la tua singolarità, i tuoi pensieri. Girarsi dall’altra parte e non affrontarle non sbloccherà mai del tutto la tua creatività.

Consiglio n4: accetta il fatto che il fallimento è una possibilità. Questo non è però un buon motivo per mortificarsi e non andare avanti, ma una presa di coscienza lucida e bilanciata. La creatività non sorride quasi mai all’ossessione e alla pressione del successo immediato.

Questa prospettiva non risolverà tutti i nostri problemi, ma è utile a farci passare la paura di provarci di nuovo, da capo, ancora una volta, insistendo nel fare qualcosa per il semplice motivo che ci piace. Con questo voglio dire che si, siamo tutti dei creativi, purtroppo però può non bastare nel mercato odierno. Saper comunicare è essenziale, saper comunicare efficacemente è una dote che si ottiene solamente con il lavoro quotidiano. Così come per la creatività, non si tratta semplicemente di un lampo di genio, di uno squarcio occasionale nella monotonia della quotidianità, chi si occupa di Comunicazione sa che proprio da qui nasce il successo di una campagna pubblicitaria. Tutti vorrebbero avere del basilico fresco in cucina ogni giorno, ma non tutti sono disposti ad annaffiare la piantina per 365 giorni consecutivi. La via del comunicatore è proprio questa, sapere che senza acqua, terra e impegno costante il basilico fresco a tavola non si porterà mai.

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